2015, Come fai a sapere quand’è il momento giusto di saltare l’ostacolo?
2015, Come fai a sapere quand’è il momento giusto di saltare l’ostacolo?
il momento della ricezione da un salto
Forse le domande dovrebbero essere diverse e multiple! Vorrei procedere un po’ per ordine perché non so chi mi legge e che esperienza abbia nel Salto Ostacoli.
Forse occorre anche dire che il Salto Ostacoli può anche essere una metafora della vita: come fai a sapere quand’è il momento di fare qualcosa o far accadere qualcosa?
Ti è mai capitato, nella tua, vita, di dover prendere una decisione importante che potesse fare la differenza tra un successo, un nulla di fatto o un insuccesso?
prima falcata di galoppo dopo un salto
Secondo la mia impressione, questo può succedere sempre, tutti i giorni, tutte le ore, quando siamo di fronte a momenti più o meno importanti della vita. Per questo, ho scelto il Salto Ostacoli come metafora per il Coaching! Ed ora voglio ritornare a parlare di sport, ma non è detto che quello che stai per leggere tu non lo possa utilizzare sia in questo sport che nella vita, giusto?
manca poco al salto
Domandavo: come fa un atleta equestre (amazzone o cavaliere) a sapere quand’è il momento giusto di saltare? Se volessi dirlo in un altro modo: come fa un atleta equestre a sapere se fare qualcosa o meno davanti ad un salto? Oppure, potrei dire: come fa un atleta equestre a sapere se, quando e cosa fare affinché quello che vuole che accada si realizzi? Un po’ come nella vita di tutti i giorni: tu come fai a sapere se, come e quando fare qualcosa? Lasci che le cose ti capitino addosso o fai in modo che possano accadere?
Passo velocemente per la strada della didattica solo per i lettori che non sono esperti di Salto Ostacoli. Non approfondisco per rispetto agli istruttori.
Immaginiamo due salti ad una certa distanza. Immaginiamo che questa distanza possa essere percorsa da un cavallo con almeno quattro falcate di galoppo.
manca una falcata al salto
A noi atleti equestri, gli istruttori hanno insegnato che la distanza tra due salti in esercizio o gare, è proporzionale alle falcate di galoppo di un cavallo, per cui come linguaggio tecnico, gli addetti ai lavori usano l’espressione “ in questa distanza tra questi due salti, il cavallo impiegherà questo numero di falcate di galoppo”.
Sempre parlando quanto meno è possibile della didattica che lascio agli istruttori, loro mi hanno insegnato a calcolare la distanza da terra. Due sono i metodi più diffusi: uno dei due metodi prevede che la distanza venga calcolata in metri e la si divide per quattro, cioè ogni quattro metri corrisponde ad una falcata di galoppo. Per es. 24 mt corrispondono a sei falcate di galoppo (poi un istruttore entrerà più precisamente nei dettagli e dirà quando è propriamente vero e quando un po’ meno!). Tra due salti, secondo questo metodo, si misura in metri e si sottraggono due metri. I metri restanti si dividono per quattro.
L’altro metodo, è quello di immaginare dove un cavallo potrebbe riceversi da un salto e solo da quel punto contare quante falcate potrebbero esserci con il salto successivo, facendo attenzione ad immaginare un ipotetico punto di battuta per il secondo salto. In sostanza, misurare solo lo spazio utile per le falcate di galoppo, tralasciando gli spazi logici che servono al cavallo per scendere da un salto o per saltare a debita distanza dal salto successivo, senza correre il rischio di urtare il secondo ostacolo.
Non sempre i due metodi coincidono nella risposta finale: quando applicare l’uno o applicare l’altro?
Pronti a saltare!
Ulteriori difficoltà? Con il tempo, chi allestisce i percorsi gara o quelli per l’esercizio o l’allenamento, ha inserito una difficoltà, cioè la distanza può non essere così facilmente calcolabile in maniera aritmetica, giusto addetti ai lavori?
Può succedere che nell’effettuare le falcate, il cavallo possa risentire anche di fattori esterni? Per es., se la direzione è verso l’uscita del campo (cosa che può far piacere al cavallo!), può succedere che il cavallo dimostri maggiore voglia verso il salto finale? Se la direzione è nel verso opposto, può succedere che il cavallo ha meno voglia di andare a saltare il secondo ostacolo? E mica è finita qui! Cosa cambia se uno dei due salti è un verticale oppure un ostacolo cosiddetto largo? Insomma, chi allestisce un esercizio o un percorso gara, ne può inventare di tutti i colori!
Nel mentre che qualcuno pensa a tutti questi problemi, da bravo atleta equestre (nel mio caso cavaliere), ho pensato “Com’è carina tutta questa parte preliminare!” E se voi sapesse quante volte i miei calcoli non erano proprio perfetti!
Un giorno mi sono trovato a discutere con il mio istruttore sul senno di poi cosa fatta capo ha su di un errore in gara, è capitato anche a voi?
Come si può fare a studiare in modo diverso l’avvicinamento al salto successivo?
Nel frattempo che riusciamo a trovare un metodo migliore, vi propongo alcune immagini, fatte da cavallo, di un avvicinamento al salto. Vi piacciono?